Un comunicato stampa Mondadori diffuso questa mattina annuncia: “Il Gruppo Mondadori ha acquisito da Anobii Ltd. il marchio e gli asset di Anobii, la piattaforma mondiale di social reading che vanta più di un milione di utenti nel mondo e la sua base più forte, con 300mila lettori, proprio in Italia.”
Circa un anno fa pubblicai qui La triste storia del social reading in Italia – Parte 1 (Anobii), al quale mi permetto di rimandare per un’analisi un poco dettagliata su quel sito e le sue traversie; Mario Alemi, già Head of Business Intelligence di Anobii, commentò per primo così: “Se Amazon ha ora comprato Goodreads –mi ripeto– Feltrinelli o Mondadori potevano comprare Anobii. [...] Nessun editore italiano ha pensato che avere una milionata di lettori che esprimono il loro spassionato giudizio su libri vecchi e nuovi è una miniera d’oro. *Non* perché si possa vendere a questi lettori il libro del momento, ma per capire su che libri investire, quali nicchie di mercato sono rimaste insoddisfatte (chi vorrebbe vedere non solo Fabio Volo in libreria, per esempio), o come fare a svuotare magazzini inutilmente pieni con offerte speciali, et cetera. Speriamo, come dici, che (con anni di ritardo) qualche possibile acquirente italiano si svegli…”
Con un anno di ritardo sugli anni di ritardo Mondadori si è svegliata. Possiamo però far finta di essere nel 2009, quando Anobii esplode in Italia, e sull’acquisto scrivere: ”si comincia a sperimentare, partendo ovviamente dalle potenzialità ‘social’ offerte dalla rete”; e insistere sulla “novità comunicativa non da poco dell’annuncio via Twitter” (qualche minuto prima del comunicato stampa). Mentre il punto critico sarebbe la “spietata concorrenza di ‘giganti’ come Twitter, Facebook e Instagram”. Questa analisi è per me scorretta: su Instagram e Pinterest posto tra le mille altre foto qualche copertina e sui social network generalisti Twitter e Facebook parlo di diecimila cose e pure di libri, ma un social network verticale, specializzato sui libri, come Goodreads mira a un pubblico specifico di lettori forti (e di autori) che cerca un altro tipo di esperienza. Su Goodreads ho la mia biblioteca “virtuale”, posso scrivere recensioni, entrare in gruppi di discussione tematici (ad es. su Stephen King), seguire le letture e l’attività dei miei amici, anzi posso seguire gli stessi scrittori iscritti al sito (ad es. Stephen King) e partecipare a molte altre iniziative, e tutto questo in un ambiente dedicato solo ai libri. Con Facebook e Twitter vi è molta più integrazione che competizione, anche nel banale senso tecnico del postare automaticamente su quei due social onnivori i contenuti del social specializzato.
Nell’ultimo anno ho ricevuto in email molte notifiche di nuovi amici su Goodreads, quasi sempre utenti di Anobii che, nonostante le perdite del grafo sociale e di altri dati nel trasloco digitale, hanno preferito spostarsi e ricreare in un nuovo luogo la comunità di partenza; Anobii aveva infatti raggiunto vette di inefficienza tali da esasperare il più paziente e fedele degli iscritti. Inoltre, come accennava Alemi, nell’ultimo anno Goodreads, il più grande sito di social reading al mondo, è stato integrato nell’”ecosistema” della lettura di Amazon Kindle, ha oggi oltre 25 milioni di utenti e continua ad espandersi.
L’acquisto di Mondadori, per una cifra imprecisata, è in ovvio clamoroso ritardo: il leader mondiale è entrato con tutto il suo peso e la sua efficienza in un mercato lasciato scoperto, mentre Anobii continuava nella sua decadenza e soprattutto spingeva alla migrazione (o semplicemente alla disaffezione) buona parte della comunità. Sono certo che, fuor di annunci ufficiali, in Mondadori siano per primi ben consapevoli che non sarà facile rinnovare la piattaforma, dal punto di vista tecnico molto obsoleta e mancante di troppe funzioni, e riconquistare gli iscritti. Perché, naturalmente, quello che si è comprato sono gli utenti italiani, anzi il ricordo degli utenti italiani nel momento di maggiore spinta verso l’alto (fine 2009-primi mesi del 2010), lettori forti che amano il libro di carta e non sono però troppo contrari al digitale (usano un sito di social networking per i libri). Lettori che fanno un sacco di lavoro per gli autori amati e danno un mare di informazioni su di sé.
In teoria il sistema “discussioni e consigli su Goodreads – acquisti col Kindle su Amazon” potrebbe essere replicato per “Anobii – Kobo – Mondadori” e chiaramente tutto quello che scriveva Alemi rimane vero. Le opportunità di monetizzazione dell’attività gratuita degli utenti ci sono ancora, in potenza, sia nella vendita diretta che indiretta (ad es. mettere a frutto i loro dati) e questa è la precondizione economica perché Anobii possa ritornare a essere, per la soddisfazione dei vecchi e nuovi iscritti, un luogo vivo dove discutere, scoprire, socializzare libri ed esperienze di lettura.